Per prima cosa dobbiamo fare un minimo di chiarezza su cosa sia esattamente una biomassa. Per biomasse si intende un insieme di materiali d’origine vegetale, scarti da attività agricole, allevamento o industria del legno riutilizzati in apposite “centrali termiche” per produrre energia.
Proviamo a stilare una lista delle principali materie prime utilizzabili al fine di produrre “combustibili da biomasse”:
• legname da ardere • residui agricoli e forestali ( che normalmente vengono cippati) • scarti dell’industria agroalimentare ( lavorazioni della frutta secca dalla quale si recuperano i gusci, oppure la sanza esausta recuperata dalla spremitura delle olive) • reflui degli allevamenti • rifiuti urbani • specie vegetali coltivate per lo scopo ( o esuberi di produzione destinati allo smaltimento)
Trarre energia dalle biomasse consente di eliminare gli scarti prodotti dalle attività sopraelencate e contemporaneamente produrre energia, riducendo la dipendenza dalle fonti di natura fossile come il petrolio. Nel nostro caso le biomasse che ci interessano sono per lo più quelle derivate dalle categorie evidenziate in neretto, le altre infatti non sono attualmente utilizzabili in impianti più piccoli destinati alle abitazioni private.
ATTENZIONE: questa è Energia pulita a tutti gli effetti! La combustione delle biomasse libera nell’ambiente la quantità di carbonio assimilata dalle piante durante la loro fase vegetativa e una quantità di zolfo e di ossidi di azoto nettamente inferiore a quella rilasciata dai combustibili fossili. Avendo chiarito cosa è una biomassa, quale è la migliore da utilizzare nel proprio impianto di riscaldamento? Questo dipende essenzialmente da un fattore: da quale punto di vista consideriamo l’ argomento? a tal proposito viene spontaneo porsi delle domande:
• la migliore è forse quella che ha la più alta resa termochimica? • ……è forse quella che produce una combustione più pulita? • Oppure quella che costa meno in assoluto…?
Purtroppo a mio avviso non è possibile identificare una biomassa come la migliore in assoluto, infatti le precedenti domande ci devono far riflettere e normalmente la conclusione è proprio quella basata sul concetto “ a ognuno la sua”… Molti si avvicinano a soluzioni per il riscaldamento “ alternative “ ai normali combustibili quali gpl, metano e gasolio, proprio per avere costi di gestione del riscaldamento più sostenibili e poiché chi opera questo tipo di scelta rappresenta anche la stragrande maggioranza dei lungimiranti possessori di sistemi a biomassa, direi che è giusto affrontare prima questo tipo di utilizzatore. Per queste persone, la cosa più importante è che il rapporto tra costo del prodotto e rendimento termochimico dello stesso, sia il più vantaggioso possibile. Quindi per loro non è apparentemente rilevante se alla fine dell’ anno, a parità di spesa, si sia consumato 10 quintali di prodotto( biomassa ad alto rendimento) o 100 quintali ( biomassa a basso rendimento) !!! Ma è proprio vero che a parità di costo la quantità di prodotto utilizzato non è importante? Entriamo più nel dettaglio della gestione dell’ impianto…
• Come intendo stoccare il materiale? • Come intendo caricarlo nel serbatoio della caldaia, a mano o con mezzi meccanici? (provate a caricare un quintale o due di cippato al giorno con un badile e il momento in cui maledirete chi vi ha consigliato questo sistema non tarderà a venire…) • Come intendo smaltire le ceneri?
Normalmente più il combustibile è “nobile” ad es. il pellet, più è possibile limitare l’intervento umano nelle procedure di routine , infatti combustibili che presentano una certa costanza di granulometria, rendimento, umidità, permettono di tarare la propria caldaia in maniera molto precisa con conseguenti risparmi sui consumi e sui residui della combustione come ceneri e fuliggini. Sul costo finale della biomassa incidono principalmente alcuni fattori ad esempio:
• se questa deriva da scarti di altre lavorazioni ( trucioli e segatura, cippato di potature, nocciolino di sansa, gusci di frutta secca ecc.) , • se questi scarti vengono ulteriormente trasformati ( ad esempio la segatura o trucioli che vengono pellettati, la sansa esausta che viene essiccata, i gusci di frutta che vengono tritati ecc.) oppure se vengono bruciati direttamente, come si può fare con sistemi a legna o che si alimentano direttamente a trucioli, ecc..
Il trasporto è un’ altro fattore determinante. Una biomassa che all’ origine è relativamente economica come il cippato, se consegnato a distanze rilevanti, viene a costare più di trasporto che di materia prima!
Arrivando al dunque, come si opera quindi la scelta su quale combustibile utilizzare ? Le domande che bisogna porsi a mio avviso sono poche, semplici e precise: • quali combustibili posso reperire nella mia zona e a che prezzi? • Quali garanzie ho di reperibilità del prodotto? • C’è un solo produttore che farà il bello e il cattivo tempo o posso contare su alcune alternative? • Che tipo di stoccaggio posso realizzare? • Quanto tempo ed energie, (caricamento del combustibile e pulizia della caldaia), voglio dedicare al mio impianto ?
Da queste riflessioni emerge una questione piuttosto evidente e cioè che il mondo delle caldaie a biomassa è proprio come il mondo delle automobili, ne esistono di tutti i tipi, per tutte le esigenze e per tutte le tasche ma una differenza ancora c’è! Mentre molti acquistano un’ automobile non solo per la sua mera funzionalità ma anche dando rilevanza a canoni più effimeri come quelli estetici, di prestazioni esuberanti o di status symbol , per le caldaie ad oggi esiste solo il parametro della migliore funzionalità! Quindi, prima dell’ acquisto di un prodotto è sicuramente conveniente spendere un po’ di tempo a confrontarsi con gli esperti del settore che sapranno aiutarvi a capire quale è il sistema più consono alle vostre esigenze attuali e…. future!